Mi sono sempre chiesto se le parole fossero abbastanza per comunicare. Può sembrare un pensiero sciocco. Allora riformulo:
Le sensazioni, le emozioni. L’emotività può essere descritta solo con le parole?
Per questo motivo ho iniziato a scrivere. Probabilmente per le mie carenze, non riuscivo mai a rendere l’idea, a comunicare, a far percepire la grandezza della sensazione provata in quel momento. Ho cominciato a credere ci fossero altri canali per esprimere. Altri canali adatti a chi ha tanto da dire ma non si accontenta solo delle parole. Mi sono avvicinato alla musica. Certo, quella di strada, quella fatta per scherzo, quella che viene di getto. Ho notato che per fare musica, dovevo scriverla. Per scriverla, dovevo avere una visione, un’immagine. Mi sono convinto col tempo che l’immagine fosse più potente delle parole, del suono. Ho iniziato a disegnare, colorare. Ma esistono due tipi di disegni. Quelli fatti da chi ha estro e bravura, capaci di inventare dal nulla e quelli fatti da chi sa solo copiare. Io non ero un disegnatore, ma una sorta di copista. Il che non era abbastanza. Ho comunque continuato a credere nell’immagine, nella sua potenza… nella fotografia!
Eccola, si, la fotografia. E’ arrivata lei da me, come se mi stesse aspettando. Ma alle mie domande, Lei… non rispondeva. Annuiva soltanto. Proprio come fa il nonno col nipotino e i suoi perché. Subito mi infastidiva questa cosa, poi ho capito che la fotografia mi lasciava lo spazio per provare, per trovare il flusso, la dimensione. Mi lasciava sperimentare per trovare il modo giusto, la mia dimensione. Ho provato a disegnare con la fotografia e ho scoperto che contano anche i colori. Ho colorato, tanto, fino a che ho sentito il bisogno di avvicinarmi ai visi, ai volti, alle espressioni. Un genere dopo l’altro, li ho visitati, apprezzati e fatti miei. Poi.…
Ho visto tante foto, tutte bellissime, scorrere velocemente, una dietro l’altra. Queste foto, non avevano solo immagini, ma colori, suoni, parole, disegni! Ho scoperto il cinema.
Se dapprima poteva essere un semplice passatempo, come leggere, è diventato una curiosità profonda. Scoprire il significato dei colori, delle inquadrature. Scoprire che la fotografia di scena è quella che arricchisce il racconto. Scoprire che le forme, rendono le sensazioni vivide. Scoprire che il taglio, l’inquadratura, la luce, la “ripresa”, parla più delle parole. Ho scoperto che il cinema non è altro che una fotografia… in 3D, che mi fa l’occhiolino come lo fa il regalo di natale sotto l’albero ad un bambino di 8 anni. Ecco, davanti alla fotografia di scena, mi sento come mia figlia davanti ai regali di Natale. La stessa curiosità, lo stesso desiderio di scoprirlo, la stessa gratificazione nel toccarla. La fotografia Cinematografica Concludo citando un passo di una tesi di Laurea di Elisa De Rossi:
Era questo che cercavo e stentavo a vedere, ed ecco la risposta: la fotografia di scena! È da questa convinzione che è scaturita la curiosità di chi scrive e mi ha portato a scoprire ed appassionarmi a questo, prima sconosciuto ed ora ritrovato, magnifico “cinema di carta”, prendendo a prestito il termine coniato dal critico Dario Reteuna.